Come si può perdonare qualcuno quando ci sentiamo feriti?
Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu.
Ho scoperto questa frase un paio di anni fa. Sinceramente non ricordo nemmeno dove l’ho letta. So che quel giorno qualcosa dentro di me è accaduto. C’è stato un click. Quel giorno sono riuscita a creare spazio tra me, il fatto della discordia e la persona coinvolta.
Mi sono resa conto che in fondo non sarebbe stato possibile cambiare ciò che era accaduto, e che inoltre quella nube di rabbia e fastidio mi stava solo appesantendo. Altra cosa ancora più stupefacente, è stato l’aver preso consapevolezza di un giudice dentro di me, che manco Minosse nell’inferno di Dante.
È davvero possibile perdonare?
Come dice Thom Knoles piuttosto che parlare di perdonare, è meglio parlare di dimenticare. In questo video spiega infatti che nel momento in cui ci si pone la questione “perdono” stiamo andando a ripescare l’evento che ha scatenato il malcontento e nel fare ciò diamo per scontato che il nostro punto di vista sia superiore e sicuramente “più corretto” rispetto a quello della persona che ci ha ferito e che vuole essere perdonata.
Secondo una prospettiva Vedica, ognuno compie l’azione che ha bisogno di compiere nel momento per la propria evoluzione. E’ indiscutibile che questo a volte ciò implica anche azioni poco eleganti o piacevoli per l’altro; eppure queste azioni accadono, ci toccano mandandoci in crisi. Solo nel tempo, attraverso l’accoglienza di ciò che è stato perché non poteva andare in modo diverso, possiamo tirare un sospiro di sollievo e dire, ” Wow, per fortuna è andata così”. L’errore è funzionale alla crescita: come quando impariamo ad andare in bicicletta, o a camminare o qualsiasi nuova attività. Così nella grande palestra della vita, anche gli errori sono funzionali all’evoluzione.
Ciò non legittima le offese o le cazzate gratuite a titolo evolutivo, il tutto è sempre moderato da una dose di consapevolezza. Certe cose erano evitabili? Sì, ma se sono accadute, sono accadute e basta. Di fronte ad un evento che che non si può modificare, una domanda utile da farsi è: di fronte a tale evento che posizione prendo io? Se una persona mi ferisce involontariamente però mi sento ferito e non riesco a perdonare che faccio?
E qui mi collego alla nostra frase di apertura. “Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu.” Facciamo fatica a perdonare l’altro o facciamo fatica a perdonare noi stessi? Cosa ci impedisce di perdonare l’altro? Non è che forse siamo eccessivamente giudicanti e rincorriamo un ideale di perfezione (dove la persona | giusta | non ferisce) che non esiste? E quindi non accettiamo l’errore dell’altro perché non siamo compassionevoli verso di noi quando commettiamo un errore?
Queste sono solo domande che mi sono fatta in seguito ad una discussione recente in cui mi sono sentita ferita. Sono riuscita a vedere che sebbene a livello mentale fossi consapevole che lui non c’entrava niente con come mi sentissi io (ci siamo poi chiariti e le intenzioni erano ben lontane dal ferirmi), il mio corpo era agitato e in ansia. Da una parte volevo che riconoscesse il dolore che il suo commento mi aveva causato; dall’altro, ero consapevole che quel dolore era semplicemente stato attivato dal suo commento e che era già presente nella mia vita.
Perdonare comporta l’essere consapevoli della propria narrativa e della propria storia
Ognuno ha il proprio vissuto e la propria storia. Lo yoga, la meditazione, la terapia sono strumenti che ci aiutano a prendere coscienza di ciò che ci raccontiamo, di qual è la nostra narrativa e ciò ci permette di comprendere cosa e come ci può attivare e farci sentire colpiti (feriti, tristi etc). L’altro ci fa da specchio di una situazione già presente in noi che ci appesantisce. Per questo, perdonare ci libera, perché abbiamo un’occasione per mollare quel peso.
Perdonare può essere un atto d’amore verso noi stessi e di fede verso l’umanità. Diamo il beneficio del dubbio all’altro e ci concediamo di essere umani.
Ovviamente questa è una prospettiva non vuole essere una verità assoluta (che non esiste). Fammi sapere che ne pensi, sono curiosa di sentire la tua opinione.
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