Imparare a relazionarsi con le emozioni negative

Due premesse per la lettura. Prima premessa: uso il termine emozioni negative perché comunemente sono note così, ma in realtà sono gemme preziose per la nostra evoluzione. Seconda premessa: questo è un processo che dura una vita intera. Non succede dal giorno alla notte, e richiede consapevolezza ed essere presenti a Sé stessi. L’esercizio che trovate non è un rimedio medico, ma è una pratica personale. Può esservi utile o no.

Sono appena uscita dall’esperienza Covid-19, mi trovo ancora in recupero, ma sto meglio. Nella fase più acuta della malattia, come molti, ho perso sapore e olfatto. La sensazione è stata estraniante: avevo un forte raffreddore, respiravo male e ora mi trovavo a non sentire più niente. In quel momento mi è salita ansia e sono andata in panico. Mi sono sentita completamente assorbita da questa sensazione spiacevole. L’ansia fa parte di quelle cariche emotive che io chiamo ad aspirapolvere: quando è ON e ti risucchia nel sacchetto. In questo frangente mi sono sentita contro una parete, pur avendo consapevolezza che ne avevo già fatto esperienza in passato. Come spesso accade quando ci piovono addosso queste emozioni negative quali, ansia, insicurezza, depressione, o qualsiasi altro stato d’animo che mina la nostra percezione di noi stessi, la prima cosa che facciamo è allontanarci da questa carica emotiva, ci vogliamo dissociare. Non vogliamo quello. Ci fa troppa paura stare lì.

Perché abbiamo paura delle emozioni negative

Beh, innanzitutto sono sensazioni poco piacevoli e alquanto fastidiose per la mente. Ci fa paura l’idea di essere ansiosi, paurosi, depressi perché non è socialmente bello o positivo. C’è un rifiuto e una sorta di paura a stare in contatto con le emozioni negative: ci fanno sentire sbilanciati, ci mettono in discussione talmente tanto a volte da spaventarci. Iniziamo a non piacerci “così” e a giudicarci per avere reazioni irrazionali legate a queste emozioni negative. Altro fattore che aumenta la percezione di disagio di fronte all’esperienza di queste cariche emotive, è che capita che ci sentiamo giudicati dalle persone che abbiamo attorno: iniziano a darci consigli non richiesti senza ascoltarci. (Quante volte vi capita di pensare alla risposta ancora prima di ascoltare ciò che l’altro dice?) Tutto ciò non fa che raddoppiare il nostro senso di frustrazione e il desiderio di eliminare quelle emozioni negative cresce.

Come fare? Portiamo la nostra consapevolezza su ciò che sentiamo e creiamo spazio per le emozioni negative

Condivido la mia pratica personale riguardo a come mi rapporto con le emozioni “negative”. Come avrete notato associo ad emozione la parola carica. Ogni emozione è una carica che si manifesta nel corpo. L’etichetta negativa o positiva è dettata dall’esperienza e dalla mente. Tant’è che ci sono cose che per noi sono positive, ma che per altri sono negative. Se noi rimaniamo in contatto con il corpo sentiamo energia muoversi sia che siamo allegri, sia che siamo tristi. (Se volete approfondire il tema della carica vi consiglio questo fantastico testo di Anodea Judith, che potete acquistare su Amazon cliccando qui). Qui sotto riporto un esercizio che metto in pratica quando mi capita di avere esperienza di queste cariche.

Se questo risuona con voi, iniziate a metterlo in atto e dategli un tempo . E’ solo attraverso una pratica costante che abbiamo delle comprensioni e rivelazioni. Le cose si rivelano nel tempo con costanza e dedizione. Ecco l’esercizio. Supponiamo l’ansia, l’ospite per eccellenza delle nostre case negli ultimi tempi, vi faccia visita. Di solito arriva senza bussare o senza richiesta, è una carica molto energica.

  • Quando sentite salire una carica prendetene consapevolezza nel corpo, nel QUI ed ORA
  • Visualizzate dove sentite la carica nel corpo e immaginate di mettervi dietro di essa creando uno spazio per la comunicazione
  • Restate in osservazione ed ascolto,
  • Se vi è possibile rimanete lì con atteggiamento curioso chiedetele” E tu chi sei? (Se non è possibile restare, va bene lo stesso. Datevi tempo.)
  • Restate in ascolto e registrate le risposte
  • Osservate ciò che accade nel corpo
  • Prendete consapevolezza del corpo ORA, dopo aver processato la carica
  • Muovetevi fisicamente, potete shakerare il corpo o fare delle respirazioni

Ascoltare il corpo

Il corpo si trova nel qui ed ora. Restare nel corpo senza cercare di fuggire da quella sensazione scomoda o identificandoci con l’emozione negativa ci permette di prendere contatto con il momento presente. Se respingiamo l’emozione negativa non facciamo altro che accumulare e creare una dissociazione. Ci troviamo ad avere ansia di ciò che potrà accadere, oppure saremo sopraffatti da ciò che è stato. Passare attraverso l’emozione negativa come si attraversa un tunnel ci permette di processare l’emozione e nel tempo saremmo sempre meno agganciati da queste cariche.

Dopo che siamo rimasti in ascolto e abbiamo fatto download di queste informazioni, andiamo avanti. Non siamo stati in grado di agire in modo funzionale e di fronte all’emozione negativa abbiamo reagito come in passato? Bene, celebriamo aver preso consapevolezza di ciò e continuiamo così! Siamo stati in grado di entrare in contatto con la carica e cambiare prospettiva? Bene, celebriamo aver preso consapevolezza di ciò e continuiamo così!

ascoltare il corpo

Datevi tempo

Può essere interessante vedere la risposta che si ottiene alla domanda “chi sei?”. Il punto di partenza è la presa di consapevolezza non siamo quella carica, ma stiamo facendo esperienza della carica. Questo è un aspetto fondamentale. Vi permette di non identificarci come deboli, insicuri, ansiosi, etc, ma crea spazio tra noi e la carica. Un po’ come quando parli con qualcuno, ognuno sta nel suo spazio. Non è un esercizio facile, sono d’accordo. Ma ogni volta che lo facciamo scegliamo il dialogo vs lotta interiore. Come dice Ana Forrest, “turn your shit into fertilizer”. Non c’è niente buttare via, c’è da prendere consapevolezza di ciò che accade e attraverso la carica stessa (riciclare) imparare a conoscere quali sono le modalità operative che usiamo ogni giorno.

Cercate supporto e aiuto, se la vostra intuizione vi indica questa via. Lo yoga, la meditazione, iniziare un percorso di terapia, sono strumenti utili che aiutano a maturare questa consapevolezza e permettono al corpo di processare lo stress accumulato negli anni dall’aver immagazzinato emozioni negative. Il movimento è fondamentale. Attraverso le asana andiamo a detossinare il corpo, con la meditazione la mente. La terapia può dare sostegno nel processo di crescita.

Affidarsi al processo è affidarsi alla vita

Non aspettatevi un processo lineare con un cartellone “ARRIVO” . Prediligete un attitudine mentale orientata al processo e ai piccoli passi e non al risultato finale. Ogni meditazione è un arrivo, ogni pratica di yoga è un arrivo, ogni volta che cambiamo prospettiva è un arrivo. E questi punti di arrivo non sono altro che un’altri punto di partenza, per andare avanti, con maggiore consapevolezza in termini di espansione di livello da superare.

Le emozioni negative come chiave per evolvere

In questa prospettiva le emozioni negative servono per farci crescere. Ci mettono in discussione, ci fanno riflettere e ci permettono di conoscerci e di entrare in contatto con il corpo. Imparare a relazionarsi con le emozioni negative ci permette di aumentare la consapevolezza di noi stessi. Non in termini di quantità o livello migliore o peggiore, ma in termini di espansione. Anche De André diceva ” è dalla merda che nascono i fior”. E il fiore del loto nasce nelle acqua scure degli stagni per poi crescere e fiorire alla luce del sole.

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Last but not least. Per tenere traccia del vostro processo, può essere utile avere dei piccoli oggetti che ci funzionano da reminder e sono fonte di carica per il cambiamento in atto nel percorso. Io ad esempio, dopo l’esperienza del Covid, una purga di corpo e spirito, ho deciso di regalarmi una Japa mala (rosario indiano) personalizzata di pietre con Kama qui il link. Sono super emozionata perché è la prima volta che mi commissiono una mala. Di solito me le portano dall’India, ma questa per me è davvero speciale.

Se ci sono grandi traumi e disagi forti nel rapportarsi con queste cariche il mio consiglio è di mettersi in contatto con un terapeuta per avere maggiore supporto. Ho avuto esperienza diretta con la tecnica dell’EMDR per la PTSD ed ho trovato molti benefici. Ecco, questo è quanto mi sento oggi di condividere oggi sul tema. Aspetto commenti e suggerimenti costruttivi, saranno più che benvenuti.

A presto

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